Sulla facciata della rustica abitazione che forse ospitava l’antico municipio e che sorge a fianco della strada che attraversa la borgata, spicca un interessante trittico tardogotico risalente al XV-XVI secolo. Raffigura una Madonna in trono, circondata da Sant’Antonio e da San Bernardo da Mentone. I due santi erano assai venerati nelle valli: Bernardo, ritratto col saio degli Agostiniani, fondatore degli ospizi alpini del San Bernardo, proteggeva i viaggiatori e i montanari. Sant’Antonio proteggeva dalle malattie della pelle e tutelava macellai, salumieri e animali domestici. È riconoscibile dall’usuale attributo, le campanelle, e a volte da un maialino selvatico. Infatti l’ordine religioso dedicato al santo aveva il privilegio di allevar maiali che circolavano liberamente per le città portando una campanella appesa al collo. I monaci ospedalieri usavano il lardo per curare la malattia detta “fuoco di Sant’Antonio”.
La borgata conserva ancora caratteristiche delle borgate occitane alpine: tetti in lastre d’ardesia dette “lause” e muri in pietra a secco. Restano tracce di antiche insegne e scritte, oltre a fontane, un forno e un lavatoio in pietra. Alle porte della borgata sorge un pilone votivo a quattro colonne. Qui nacque il matematico Giacomo Inaudi.
Sorge qui un interessante pilone votivo affrescato da Lavalle, pittore nato nel 1877 nell’omonima borgata, e affermatosi in provincia come autore di affreschi su chiese ed edicole campestri.
Conserva due affreschi murari datati 1798 e firmati Giors Boneto, pittore nato a Paesana nel 1746 che a cavallo del secolo XVIII realizzò numerosi affreschi di ispirazione religiosa popolare sulle abitazioni private o sui piloni votivi delle valli Po, Varaita, Maira e Grana.